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Immagine del redattoreFabio Magnani / Financial Advisor

“Mandiamo i nostri clienti dai concorrenti”. La creatività come fondamento dell'impresa eccellente

Analizzando le imprese eccellenti fra strumenti di management, programmi aziendali, gestione delle risorse umane, strutture operative, una appare essere la costante che le accomuna: la creatività.


Tra due imprese che abbiano attuato ottimi sistemi di management, benchmarking, learning organization, outsourcing, empowerment e quanto altro, la differenza tra le due sarà prodotta dal maggiore o minore uso che ciascuna farà della creatività.


Un noto sociologo dice «Le persone che realizzano grandi obiettivi, grazie alla loro creatività, sono profondamente inserite nella loro società, partecipano al loro tempo, lo interpretano danno voce alle sue speranze e alle sue attese. Molti di loro sono grandi organizzatori, sanno mobilitare le risorse umane, convincere i dubbiosi, combattere gli avversari, entusiasmare i propri collaboratori, coinvolgerli nei loro progetti».



Ma come si diventa una impresa creativa?

Per poter realizzare un sistema aziendale creativity oriented è necessario liberarsi di alcuni preconcetti, come:


Ø la creatività è solo frutto di talento, appannaggio di pochi,

Ø la creatività va lasciata ai ricercatori,

Ø è sufficiente rimuovere inibizioni e ostacoli perché una persona diventi creativa,

Ø la creatività nasce da un'attenta analisi dei dati disponibili,

Ø il brainstorming è l'unico strumento per far lievitare la creatività aziendale,

Ø il pensiero creativo deve essere folle e assolutamente non convenzionale,

Ø l'idea creativa nasce dalla fortuna.


Questi concetti erano alla base del pensiero comune, finché Edward De Bono ha mostrato che ognuno può diventare creativo con l'utilizzo di precise tecniche del pensiero. Non stiamo parlando della creatività dell'artista, ma di quella che, quotidianamente, fa di un'azienda, un'azienda eccellente.


La tecnica del pensiero laterale è definita nell'Oxford english dictionary come «… seeking to solve problems by unorthodox or apparently illogical methods», va conosciuta, appresa ed inserita nelle imprese di oggi, forse più che di ieri, per gestire la complessità, la competizione e la velocità dei cambiamenti di questa epoca.

Tutte le imprese si dichiarano innovative, ma in realtà continuano a migliorare il proprio prodotto durante tutto il periodo della sua diffusione; l'innovazione risulta interna alla produzione, non si ferma mai e permette di lanciare generazioni successive di prodotto. E’ un processo continuo di apprendimento, noto e conosciuto come learning by doing, ma segue una linearità, non nasce dalla creatività. La gran parte delle innovazioni infatti sono il risultato dell'accumularsi di piccoli cambiamenti e il periodo di tempo necessario per apprezzare in pieno gli effetti cumulativi di questi cambiamenti è, generalmente, lungo.

Come funzionano quindi i meccanismi della creatività?

Sappiamo che le reti nervose del cervello consentono alle informazioni in arrivo di organizzarsi in una sequenza di stati. Con il passare del tempo ciascuna sequenza diventa una sorta di modello preferenziale; ogni volta che dal bacino di raccolta degli stimoli esterni viene fatto scattare un modello, noi pensiamo, analizziamo, critichiamo in base alle esperienze precedenti, pertanto, quando osserviamo il mondo esterno siamo pronti a vederlo in funzione dei nostri modelli precostituiti. La capacità delle reti neurali di formare e utilizzare modelli è alla base della nostra vita. Questo comportamento "condizionato" del cervello spiega perché la pura analisi delle informazioni non può produrre idee nuove, ma occorre sfruttare un altro parametro, la creatività.


In sintesi il cervello è un sistema che consente alle informazioni in arrivo di organizzarsi secondo modelli. Una volta che i modelli si sono formati, con i loro ampi bacini di raccolta, noi li utilizziamo nel processo noto come percezione. Questi modelli non sono simmetrici ed è proprio questa mancanza di simmetria che dà luogo alla creatività.


Poiché non possiamo fare affidamento agli altri parametri, per uscire dagli schemi dei modelli precostituiti dovremo affidarci alla provocazione voluta, al paradosso, dovremo sforzarci di essere "irrazionali".


Un esempio di provocazione può essere «Mandiamo i nostri clienti dai concorrenti»; partendo da questa provocazione un'impresa è riuscita a conquistare la leadership nel proprio settore di mercato. Essa aveva adottato la tecnica di esaltare ai clienti "scomodi" l'abilità dei propri concorrenti.


Quando si pensa, normalmente, ogni fase del pensiero è strettamente collegata a quella precedente e quando si arriva ad una soluzione, questa dipende dalla validità di ognuna delle fasi precedenti.


Nel caso della provocazione ci si sposta da un punto di una sequenza logica verso una provocazione, nell'esempio citato, «Mandiamo i nostri clienti dalla concorrenza», e da questa ad un'idea, «Mandiamo dalla concorrenza i clienti che non pagano, i clienti che ti fanno perdere tempo, i clienti in crisi finanziaria ecc». La validità di questo risultato non può mai essere giustificata secondo un percorso lineare, ma se riusciamo a risalire con il pensiero al punto di partenza ci rendiamo conto, a posteriori, della validità logica del risultato «Dobbiamo operare in modo tale che i nostri clienti siano migliori di quelli della concorrenza. Potremmo pertanto mandare dalla concorrenza i nostri peggiori clienti».


Il cervello funziona seguendo schemi prestabiliti e questa è la vera essenza dell'eccellenza del cervello; al tempo stesso, per essere creativi dobbiamo trovare il modo di uscire da questi schemi.

Se fossero sottoposte a giudizio, le provocazioni (del tipo «Mandiamo i nostri clienti dalla concorrenza»), dovrebbero essere scartate immediatamente; ma in soccorso del pensiero creativo interviene il movimento, che si sostituisce al giudizio.


La differenza tra giudizio e movimento è la seguente: nel caso del giudizio, quando abbiamo un'idea la confrontiamo con i modelli frutto della nostra esperienza e se l'idea non si adatta a questi modelli la respingiamo. Nel caso del movimento, quando ci viene un'idea, non ci interessa se vada d'accordo con la nostra esperienza passata, ma ci interessa solo capire dove essa ci può portare.


Senza il movimento non ha senso utilizzare la provocazione.


Nella sua accezione generale "movimento" implica, quindi, la volontà di procedere avanti con intento esplorativo, anziché fermarsi a giudicare se qualcosa è giusta o sbagliata.


Come nascono le idee originali?

Se si affronta un problema con il metodo verticale si ottengono dei risultati logicamente corretti ma già implicitamente compresi nell’esposizione del problema stesso. Non si cambia strada con il pensiero verticale. Si giunge a delle conclusioni seguendo un procedimento graduale e fondato sull’abitudine.


In moltissimi casi è una grande qualità del nostro pensiero, ci permette di prendere scelte sensate, logiche e proficue facendo poca fatica. Quando invece dobbiamo uscire dal perimetro “definito/accettato” per ottenere risultati diversi, dobbiamo affidarci al pensiero laterale.


Il pensiero laterale (De Bono) è quello a cui dobbiamo far ricorso quando abbiamo bisogno di una soluzione innovativa (Ripartenza Post Covid19). Si deve stravolgere il problema, partire dal punto più lontano possibile, ribaltare i dati, mescolare le ipotesi, negare certe sicurezze. Il pensiero laterale tiene conto della molteplicità dei punti di vista da cui si può considerare un problema. Questo consente di sovvertire i rigidi schemi in cui spesso è costretta la nostra mente e di trovare le risposte anche a problemi all’apparenza irrisolvibili.


L’utilità di assumere diverse posizioni di pensiero è indubbia. Spesso siamo cristallizzati nella nostra prospettiva, senza riuscire a vedere le cose diversamente. Usando però prospettive differenti di pensiero possiamo essere elastici, vedere la stessa realtà da punti di vista differenti.

Usare il pensiero come una risorsa e non come un limite.

Noi ci siamo.


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