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Superbonus


E’ ormai da 9 mesi che quotidianamente si dibatte del Superbonus 110%, precisamente dalla pubblicazione del Decreto Rilancio a Maggio 2020. Tutti ne parlano, tutti affrontano la questione come se fosse una qualcosa su cui opinare.


Non è così. Esiste una normativa, va letta, studiata e poi applicata.


Parto da qui, dallo spunto dell’articolo sul Corriere Economia di ieri https://www.corriere.it/economia/professionisti/cards/super-ecobonus-110percento-detrazioni-italiani-800-milioni-regole-il-rimborso/lombardia-testa-richiesta-bonus_principale.shtml nel quale si sintetizzano i risultati al 15 marzo del Superbonus: Ottocento milioni di euro riconosciuti in detrazione e di questi oltre 500 milioni per lavori già realizzati.


Da subito è stato chiaro che fosse una grande opportunità per il Paese. Una iniziativa innovativa, che solo la migliore Italia poteva tirare fuori dal cilindro (non è assolutamente un endorcement politico). Ammodernamento di un parco immobiliare vetusto ed energeticamente inefficiente, rilancio di un settore strategico che ha impatti traino per l’economia tutta, emersione di parte dell’economia sommersa, miglioramento a medio termine della bolletta energetica dello Stato, vantaggi per i proprietari senza precedenti.


Molti Paesi esteri stanno studiando questa iniziativa italiana.


Quali sono state le reazioni degli stakeholders?


Paralisi, apparente distanza, incredulità.


La gestione di un Progetto Superbonus 110% è complessa ed articolata. Va approcciata con strumenti e modalità idonei (Project Management). Ma l’opportunità è forse unica, per tutti.


Occorre organizzazione, una filiera tecnico-professionale solida, capacità di gestione finanziaria.

I tecnici sono stati travolti da questa ondata di richieste, hanno visto solo gli aspetti negativi e la crescita delle responsabilità. Il sistema degli intermediari finanziari ha capito da subito la grande opportunità di generare utili (non ci voleva granchè 100=110), hanno predisposto potenti campagne comunicative, senza però avere procedure snelle e chiare per portare a termine le operazioni. Le amministrazioni locali, abituate ai loro ritmi di lavoro, si sono trovate a gestire richieste di accesso agli atti decuplicate rispetto ai tempi normali e sono andate in tilt (in questo caso ci sono anche i fondi Ministeriali, ma pochi lo sanno).


Va cambiato l’approccio alle situazioni, cogliere l’attimo e cavalcare una onda che, a leggere fra le righe, sembra sia abbastanza lunga – si parla già di fine 2023.


Imprenditore, fossi in te mi informerei.

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